2005 – « Quelli del Pordoi », di Alberto Sciamplicotti

Fine degli anni ’60 del XX secolo: Almo Giambisi e sua moglie Mariangela Bruneri assumono la conduzione dell’Hotel Col di Lana, costruito sul valico del Pordoi dal mitico alpinista e guida alpina Tita Piaz, nonno di Mariangela.
In breve tempo l’albergo diventa il punto di riferimento per l’intero alpinismo dolomitico e fino all’inizio degli anni ’80, l’Hotel Col di Lana assurge a sinonimo di Campo Base per chi frequenta questo settore delle Alpi: è qui che vengono decise nuove salite e nuove spedizioni e qui che alpinisti di diverse generazioni e nazioni fanno la conoscenza reciproca ed è qui che nascono e crescono amicizie destinate a durare anche dopo la morte.

Claudio Barbier, Heini Holzer, Carlo Platter, Loredana Giongo, Ivo Nemela, Alberto Dorigatti, Ben Laritti, Alessandro Gogna, Luisa Iovane sono solo alcuni dei protagonisti delle storie di amicizia e montagna cresciute all’ombra dell’albergo Col di Lana e delle pareti del Sass Pordoi.

Essere invitati come ospiti al « Col di Lana », assumeva il significato di una laurea ad honorem in alpinismo, in un momento in cui il Pordoi era il centro delle Dolomiti e il « Col di Lana » il centro del Pordoi.
Questa è la storia di quegli uomini e di quelle donne, delle loro amicizie, delle loro avventure e del desiderio di vivere la montagna come la parte più importante della loro vita.

Prefazione

Gli anni del Col di Lana

18 agosto 1973, il piazzale davanti all’albergo Col di Lana è vuoto, la strada è deserta, sembra impossibile in questi giorni di affollamento per il ferragosto. Sono le 5 del mattino, sto aspettando Heini Holzer che è partito da Scena alle 3 e 30. Abbiamo in programma la salita della via Tissi alla Tofana di Rozes.
Almo è già sceso e mi chiede se ho fatto un po’ di colazione, anche lui attende Heini e desidera salutarlo; poco dopo spunta con la sua Fiat 500 dall’ultimo tornante, siamo pronti per partire, la nostra sarà una delle poche ripetizioni della diretta in Tofana.
Almo ci saluta, nel suo sguardo il dispiacere di non poter essere con noi; in questi giorni l’azienda va al massimo lui non si può assentare.
È questo uno dei ricordi più cari del periodo che ho trascorso presso Mariangela e Almo al passo Pordoi.
Heini da tempo non è più con noi, il ricordo del suo sorriso rimane però incancellabile. Di Almo, che ancora rivedo ogni anno al rifugio Antermoia, rimane per me il ricordo del fratello maggiore, preoccupato che non combinassi qualche guaio arrampicando da solo, o perché pensassi seriamente al mio futuro anche al di là dell’ambiente alpinistico. In quei tempi infatti vivevo come un vagabondo e pensavo solo ad arrampicare.
È stato forse questo mio atteggiamento così indirizzato verso una libera e incondizionata voglia di avventure in montagna a portarmi a conoscere tra gli altri Claudio Barbier.
Credo che tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbiano riportato la stessa impressione e cioè quella di un uomo dotato di una forte personalità, caratterizzato però anche da bruschi sbalzi di umore che spesso lo portavano a demoralizzarsi.

Alberto Dorigatti

Alberto Sciamplicotti, Quelli del Pordoi, Edizioni Versante Sud, 2005

Site : I libri del Pordoi

2005 « Quelli del Pordoi », di Alberto Sciamplicotti

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