Le 20 juillet 2010, le Festival « Tra le rocce e il cielo » (Vallarsa) a publié sur son site un texte d’Anne Lauwaert, en vue de la commémoration « Claudio Barbier » du 21 août :
Nel 1964 ero allieva interne in un liceo a Bruxelles nel quale ci venivano insegnati non solo il latino e la matematica ma anche la cultura. Di fatti le medie tra elementari ed università si chiamavano “Les Humanités” cioè gli umanesimi… Le nostre docenti e sorveglianti ci portavano a visitare musei e assistere ad avvenimenti culturali. Quella sera il Palais des Beaux Arts, cioè il palazzo delle belle arti, che è un enorme sala ad anfiteatro, era riservato alle scuole medie perché gli adolescenti potessero assistere al concerto di Arthur Rubinstein che allora era il massimo interprete di Chopin. Noi a quell’época eravamo rock and roll, twist e Johnny Halliday, ma non solo! In pensionato non c’era TV e non si poteva ascoltare la radio che per una delle Passioni di Bach attorno a Pasqua e qualche concerto del Concours Reine Elisabeth. Quindi quella sera il Beaux Arts era stracolmo di adolescenti … centinaia, col bacano facilmente immaginabile. Sul palco vuoto c’è solo l’immenso piano forte a coda e la sua panchina.
Le luci si abbassano ed entra sul palco un grande signore magro e vecchio; egli saluta e va a sedersi davanti al piano e aspetta che si faccia finalmente silenzio e poi esplode Chopin nel suo più affascinante brio. Nella sala il silenzio è totale. Il pezzo finisce e si scatenano gli applausi, il pianista saluta e poi riprende. Rubinstein suona tutto il programma annunciato mentre l’entusiasmo del pubblico va crescendo.
Arriva la fine del concerto, Rubinstein si alza, saluta e lascia il palco, il pubblico continua ad applaudire e secondo protocollo, Rubinstein ritorna fa di nuovo il suo saluto e se ne va. Il pubblico non demorde e continua ad applaudire e qualche temerario inizia a gridare “bis! bis!” fin che Rubinstein che si fa pregare ritorna e si siede per suonare un bis, poi di nuovo esce, applausi sempre più furiosi, grida più generalizzate fin che Rubinstein ritorna e suona ancora un pezzo… L’ambiente diventa surriscaldato: durante la musica è silenzio religioso e poi un frastuono di applausi ed urli come ad un concerto rock… Il bello è che il vecchio Rubinstein ci sta… ed ogni volta con tanto di serio e cerimoniale egli suona ancora un pezzo e sicuramente si sente trasportato nel settimo cielo da questa marea di ragazzi entusiasti. L’ora diventa tarda ed i macchinisti del teatro hanno già diverse volte fatto capire che basta, spegnendo la luce ma le urla indignate fanno riaccendere e si continua…
In somma verso la mezzanotte al suo ritorno sul palco Rubinstein viene a camparsi di fronte al pubblico, disarmato e stravolto dalla stanchezza ma sicuramente felicissimo, egli apre le braccia e ci dice senza microfono ma l’abbiamo sentito tutti :
« Ma cosa volete ancora ? »
Ecco, mi sento come Rubinstein: durante 30 anni, io di Claudio vi ho raccontato tutto quello che sapevo oltre alla Via del Drago e voi continuate a chiedermi un bis dopo l’altro… Non posso inventare … cosa volete ancora… Ma forse bisogna aprire un nuovo capitolo, quello della leggenda e allora potremo inventare avventure all’infinito. Tanto, Claudio è già un mito …
Questa volta me la cavo con una piroletta. Claudio leggeva moltissimo ed i brani che gli piacevano particolarmente li copiava su cartoncini, fogli, quadernetti, pezzetti di carta. Spesso quelle citazioni le conosceva a memoria come il famoso passaggio di Comici: “ Che gioia! Gioia di vivere; soddisfazione; intimo orgoglio di sentirmi cosi forte da dominare da solo il vuoto e lo strapiombo… Che voluttà!” e le piazzava nella conversazione il ché sorprendeva l’interlocutore il ché riempiva Claudio di immensa goduria…
Ho ritrovato diversi di questi scritti; ho provato di decifrare la sua enigmatica scrittura e sottopongo questi testi alla vostra meditazione.
Cosi siete voi a dover estrapolare il carattere di Claudio dai testi che a lui piacevano.
Si deve però tenere presente che Claudio aveva sempre in mente o la roccia o la montagna quindi bisogna leggere come se sul pentagramma, al posto della chiave di violino, ci stesse la chiave di montagna.
Traduco senza cercare eleganza letteraria bensì fedeltà al testo originale.
Ho fatto del mio meglio per decifrare gli scarabocchi di Claudio… però se qualcuno conosce queste citazioni e ci trova un errore… non esiti a dirlo…
“Tanto vale l’aver visto che l’aver toccato” La Fontaine
“ A tali pericoli non ci si deve abbandonare” La Fontaine
“ Il vento che soffia attraverso la montagna mi ha reso pazzo” Victor Hugo
“Che poca roba la vita umana! E quanto arrischierei la mia agilmente, se solamente si offrisse qualche bella prodezza un po’ bellamente temeraria da osare!” André Gide
“Siamo valorosi per acquistare la reputazione di non essere vigliacchi” Lautréamont
“Come le lampade hanno bisogno di petrolio, gli uomini hanno bisogno di essere nutriti da una certa quantità d’ammirazione. Quando non sono ammirati abbastanza, muoiono.” Montherlant
“Vanità, vanità, conosco il tuo impero” da un poeta che pure lui si chiama Barbier.
“Non salire forse molto in alto, ma tutto da solo!” Rostand
“ È forse insensato. È forse orgoglio. È forse una stupida vergogna, ma mi duole di essere legato indefinitamente “ Michaux
“Il suo sguardo si vela dalla malinconia propria agli individui che un grande destino ha in agguato” Queneau
“La virtù sola può di più di quanto fa ogni artifizio” Plutarco
“Una vita di avventure terribili ci fa dubitare che colui che né è l’eroe non sia terribile egli stesso.” Nietzsche
“Tutti quelli che sono lì mi approverebbero se la paura non chiudesse loro la bocca” (?)
“Il denaro è sporco e sporca tutto sul suo passaggio.” (?)
“Il miserabile profitto causò qualche volta grandi malori” ?
“Il denaro vergognosamente guadagnato ha perso più uomini che ne ha salvati”(?)
“Quando un generale romano entrava in Roma, conducendo il suo trionfo, uno schiavo prendeva posto dietro di lui sul suo carro e ripeteva instancabilmente “ricordati che non sei che un mortale” (?)
“L’alpe non invecchia né muta, essa è la palestra più rara perché lontana dal fumo, dalla vanità e dal chiasso cittadino è la più bella perché nessuno di noi si è mai arricchito se non di ricordi e di amicizia.” G. Rey
“Vivere fra montagne selvagge è una via alla liberazione” Milarepa
“Morirò di afta epizootica, di peste bubbonica o di febbre puerperale, ma certo non per caduta in roccia in seguito ad errore personale.” Piaz
“La difficoltà non è di diventare qualcuno ma di rimanerlo” Roger Martin du Guard
“Salire, scendere, andare, venire, tanto fa l’uomo che alla fine scompare.” Queneau
“ Tutte feriscono, l’ultima uccide” meridiana
Quando gli dei vogliono punirci, esaudiscono le nostre preghiere… voi avete chiesto un pezzo su Claudio… ebbene adesso arrangiatevi con tutta questa filosofia da meditare…
Anna Lauwaert